21° Congresso AgciL'intervento di Nucara all'Associazione Generale Cooperative

Dalle società di mutuo soccorso alle sfide future

Intervento al Congresso dall'Associazione Generale Cooperative Italiane, Roma, 17 giugno 2008.

di Francesco Nucara

Oggi si celebra il XXI Congresso dell'AGCI. E' con soddisfazione e con piacere che ho aderito all'invito di partecipare ai lavori assembleari. La lunga militanza politica con molti di voi mi agevola il compito. Tuttavia, com'è giusto, intendo rivolgermi ai cooperatori, ai tanti cooperatori che, aderendo all'AGCI, hanno un'idea laica dell'associazionismo, non paragonabile all'idea chiesastica di altre associazioni cooperativistiche.

Voi siete storicamente diversi per nascita, per cultura, per tradizioni. La vostra storia inizia con le società di mutuo soccorso e continua ancora oggi con il vostro impegno. Un impegno che spesso, in questi ultimi anni, vi ha visto isolati dal mondo politico. E non mi riferisco al mondo politico in generale, ma a quel mondo da cui siete nati nell'immediato dopoguerra.

Non esiste associazionismo senza legami politici perché esso stesso è politica. Voi siete nati perché era diversa la visione del modo di essere cooperatori; diversità di opinioni che, a mio avviso, persiste tuttora.

C'è una politica della cooperazione che ha l'obiettivo di plasmarsi su tutto il Paese e contribuire alla sua crescita partendo dal basso, e c'è chi invece vede nella cooperazione uno strumento per realizzare un tipo di azienda dedita solo a creare profitti; il che non farebbe nessuna differenza con chi da privato ha una concezione di capitalismo selvaggio.

Ed ancora c'è una politica della cooperazione che cerca sostegno politico nella pubblica amministrazione, per cui alcune organizzazioni sono più forti in Emilia Romagna, Calabria, Toscana, Marche, ed altre sono più forti in Lombardia e Veneto.

L'AGCI, un'associazione più piccola, non ha sostegni politici ma porta con sé la storia del movimento cooperativo, che non è rosso né bianco, bensì laico con le sue origini risorgimentali. Forse però è giunta l'ora, lo vado dicendo da qualche anno, che anche l'AGCI, con tutto il suo bagaglio di laicità, provveda, nell'epoca della globalizzazione, ad avere una maggiore aderenza ad alleanze storiche, bisognose solo di essere aggiornate e meglio definite.

Il mondo politico italiano è stato rivoluzionato nella forma, e solo agli occhi meno attenti potrebbe sembrare una novità positiva per il nostro Paese. Il nuovismo, però, non ci affascina, anzi, ci preoccupa. Come preoccupa l'utilizzo dell'esercito per l'ordine pubblico. I media enfatizzano problemi reali inducendo nell'opinione pubblica l'idea che si possano limitare spazi di democrazia per avere qualche scippo in meno sulle strade. Invece di pensare alla criminalità organizzata, si pensa ai rom, scordandosi che gli italiani sono stati rom, anche loro nella stessa Italia.

Il mio pensiero va ai milioni di emigrati meridionali nel triangolo industriale, tra il ‘51 ed il ‘71. Ed a proposito del Mezzogiorno, sarebbe il caso che ci preparassimo ad una battaglia corale, riguardante tutti i cittadini. Una politica parolaia continua a definire il Mezzogiorno una risorsa per il Paese, ma forse il Mezzogiorno per lorsignori è una risorsa in quanto ricettacolo di rifiuti nocivi.

Per l'appunto "un giusto equilibrio": al Sud i rifiuti tossici, al Nord le infrastrutture.

Ecco, cari amici cooperatori, come il vostro lavoro sarà fortemente relazionato con la politica. E come non ricordare un articolo apparso su "La Voce Repubblicana" del 10 dicembre 1954, attribuito ad Ugo La Malfa: "Venne il fascismo e la cooperativa muratori di Ravenna (come le case repubblicane di Romagna) cadde in preda agli uomini ed alle organizzazioni del regime. Un grande e tenace lavoro, che era costato sudori e fatiche, servì ad arricchire gli strumenti ed i mezzi di pressione e di sfruttamento del fascismo mussoliniano ed i repubblicani dovettero assistere impotenti alla manomissione di un loro grande patrimonio politico e sociale".

Ed allora, cari amici, il vostro non è solo un lavoro che ha come obiettivo il miglioramento delle condizioni sociali ed economiche delle classi meno abbienti. Voi dovete essere nel vostro piccolo un caposaldo del futuro democratico del Paese, ben sapendo che le idee non hanno bisogno di grandi sforzi e di grandi folle, ma solo di elaborazione, maturazione e tenacia.

Sono convinto che due debolezze non facciano una forza, ma idee comuni e condivise, se bene organizzate, possono fare rifiorire la coscienza degli italiani e farli risvegliare dal letargo intellettuale e morale in cui sono caduti. A cominciare per esempio dal rapporto Stato - Chiesa, dal rapporto associazionismo – impresa individuale, dal problema Nord - Sud, sviluppo - stagnazione. Noi siamo pronti a fare una battaglia con voi. Voi decidete in piena autonomia il da farsi.

Decidete in piena autonomia, quindi, ma sappiate che gli ideali e il modo laico di guardare alla politica sono patrimonio comune. Questa mattina (ieri, ndr) ho preparato gli appunti per l'intervento che ho svolto. Prima di arrivare al Congresso ho letto la relazione dell'amico Maurizio Zaffi. Quante cose in comune: il Mezzogiorno, il mercato distorto da una concorrenza distorta, l'abolizione delle Province, l'energia nucleare.

Cari amici ragioniamo insieme su questi temi e creiamo sinergie per il bene della collettività: come sempre!